Sentirsi a “casa” e in pace nella propria chiesa

Riflessioni di Giulia del gruppo Kairos
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Sabato 22 e domenica 23 febbraio sono stati due giorni molto speciali al gruppo Kairos di Firenze. Al nostro solito incontro dell’ultimo sabato del mese, in cui ci troviamo per affrontare temi che ci riguardano da vicino, hanno assistito due giornalisti del Washington Post, che volevano documentare cosa accade in un una parrocchia cattolica quando si decide di “aprire le porte” alle persone omosessuali.
Volevano capire quale era stato l’effetto, sulla comunità glbt da un lato e sull’accoglienza delle persone omosessuali dall’altro, delle parole di Papa Francesco sulla “questione omosessuale” e della sua frase “chi sono io per giudicare”, che il Santo Padre aveva pronunciato nel corso di un ‘intervista.

L’incontro di kairos, in cui  abbiamo analizzato con la guida della psicologa Arianna Petilli lo spinoso tema dell’omofobia interiorizzata, si è svolto come al  solito nel salone della parrocchia della madonna della Tosse, una delle parrocchie che ci ospita, in un’atmosfera di grande serenità e per me, ma penso anche per molti altri di noi, ha avuto un ruolo liberatorio.

Non è una cosa che capita tutti i giorni poter parlare in una parrocchia cattolica proprio di questo, cioè di quella sorta di disprezzo, talvolta odio, che assume spesso forme insidiose e psicologicamente devastanti, che spesso una persona omoaffettiva prova nei confronti di se stessa e che non è connaturata alla mente della persona stessa ma può essere, in modo subdolo, spesso insinuata nell’inconscio di ogni essere umano da un certo tipo di mentalità collettiva basata su pregiudizi e su una certa visione,spesso stereotipata, dell’uomo e dei rapporti sociali.

Per me questo incontro è stato davvero catartico in se, e la presenza dei giornalisti  non solo non è stata di ostacolo, ma gli ha conferito una sorta di valore aggiunto, perché ha permesso di dare voce e risonanza al mio sentire e anche a quello di tutti coloro che hanno voluto apportare il loro contributo alla riflessione, mettendosi in gioco e in discussione.

La domenica si è svolta in parte nella parrocchia di S. Andrea in Percussina, dove col gruppo kairos abbiamo partecipato alla S.Messa, celebrata da Don Andrea, pregando insieme a tutta la comunità parrocchiale di cui, come sempre, ci hanno fatto sentire parte attiva senza la necessità di nasconderci o di rinnegare noi stessi.

Personalmente, ho sentito dentro di me una grande pace, sono stata, si potrebbe dire, “col cuore aperto”. Cosa che spesso non mi succede quando vado a Messa, il più delle volte per paura di essere ferita dalle parole che, a volte, possono essere pesanti come pietre: qui invece, attraverso l’omelia prima e l’Eucaristia poi, mi sono sentita amata e accettata da Dio, come tutti gli altri esseri umani.
Dopo il pranzo in parrocchia, ci siamo spostati a Prato, dove, sempre accompagnati dai giornalisti e da suor Fabrizia che ci ospita ogni mese per la nostra Lectio Divina, abbiamo fatto visita al convento domenicano di S. Niccolò dove abbiamo rincontrato Suor Stefania, che ci ha fatto fare per l’occasione una splendida visita guidata a questo antico convento.

Sono state due giornate molto intense ma, almeno per me, molto significative per il mio cammino personale perché mi hanno aiutata a riscoprire la speranza.