Il nostro percorso inclusivo e sinodale con le coppie cristiane LGBT+

Testimonianza inviata da Maria e Paolo di Kairos Genitori alla segreteria del Sinodo nazionale

L’invito di Papa Francesco ad essere tutti “Chiesa in uscita” per me e mio marito si è strettamente collegato all’evento del coming out di nostra figlia che ci ha portato ad esplorare frontiere mai avvicinate prima.

Dopo tanti anni di attività pastorale con le coppie e le famiglie, uscire da schemi e pregiudizi è stata un’impresa dolorosa e impegnativa, che si è rivelata però un’occasione benedetta di conversione del cuore e dello sguardo. Si è innescato un percorso di trasformazione e conversione che ci ha condotti, dopo un esodo che ci ha portati lontano da terre conosciute, a toglierci i calzari davanti ai doni di grazia che il Signore ci ha fatto contemplare là dove mai avremmo immaginato di trovarli.

Questo nostro percorso si è poi intrecciato con il cammino sinodale nel quale abbiamo trovato espressa, nelle linee guida, la necessità per la Chiesa di toccare le ferite di quanti si sono sentiti rifiutati, considerati indegni o messi ai margini.

In questo cammino di vita e di sinodo abbiamo toccato la ricchezza interiore di persone che hanno recuperato faticosamente il senso della loro dignità personale e la loro identità di figli amati da Dio. Abbiamo incontrato persone che amano la Chiesa nonostante i rifiuti ripetuti, persone che desiderano fortemente esserne parte integrata, vitale, attiva e propositiva, persone veramente capaci di camminare insieme, facendo proprie le istanze di tutte le persone escluse, emarginate e ferite.

Durante questo cammino comune, tre anni fa a Firenze, alcune coppie omoaffettive hanno chiesto a noi genitori di persone LGBT di fare insieme a loro un percorso di accompagnamento per una crescita nella fede e nell’amore di coppia.

Sono nati così i primi incontri, svoltisi ogni due o tre mesi, che hanno, alla luce della Parola di Dio, affrontato alcuni temi importanti:

  • la nascita della relazione di coppia e le relazioni con la famiglia di origine,
  • la elaborazione delle vecchie ferite,
  • la comprensione dei diversi linguaggi dell’amore ed il sentirsi chiamati per nome dal Signore
  • l’accogliere il Vivente nella nostra relazione di coppia per intravedere un futuro “altro” a cui Egli ci chiama,
  • la scelta di amare ogni giorno nella fedeltà come riflesso della comunione trinitaria e sigillo dell’essere a Sua immagine e somiglianza,
  • lo stupore per una novità di vita che ci è donata ogni giorno nel nostro amore di coppia.

La lettura popolare della Bibbia

Un anno fa, durante il forum nazionale dei gruppi di persone LGBT cristiane ad Albano Laziale, io e Paolo, insieme ad altre due coppie di genitori, abbiamo lanciato la proposta di fare un percorso insieme alle coppie LGBT che fossero interessate, a cadenza mensile, seguendo la I lettera di Giovanni, secondo la modalità della Lettura popolare della Bibbia, che da molti anni usiamo nella diocesi di Firenze e che ritenevamo particolarmente adatta a far emergere la ricchezza sia della Vita che della Parola di Dio. Hanno aderito dodici coppie provenienti un po’ da tutta Italia, perciò abbiamo scelto di fare gli incontri prevalentemente on line, con due incontri annuali in presenza che

per ora si sono svolti uno a Firenze ed uno nel Monastero di Camaldoli. Con le seguenti riflessioni desideriamo condividere frammenti della grande ricchezza di grazia ricevuta in questi primi sei incontri.

Gli obiettivi del percorso

Il nostro cammino sinodale ci ha permesso di promuovere e valorizzare la piena soggettività ecclesiale di ogni componente il gruppo, riconoscendo il valore irrinunciabile della sua partecipazione e della sua parola di vita. Il complesso e difficile percorso che le persone omoaffettive hanno dovuto necessariamente affrontare ci è parso avere svolto una funzione essenzializzante, capace di far emergere, nei partecipanti al gruppo, come valore primario la propria identità originaria di discepola/o amato, capace di lasciarsi amare da Gesù e di riamarlo. Riconquistare la propria filiazione divina e riappropriarsi della relazione decisiva con Gesù è stata la sorgente della ricostituzione in armonia della propria identità ed insieme la riscoperta della propria missione a dare frutti nella società e nella Chiesa.

Oltre a noi, altre due coppie di sposi con figli/e LGBT – da sempre impegnate nella pastorale familiare delle loro Diocesi – si sono offerte di accompagnare questo cammino e si sono coinvolte pienamente nel confronto fraterno. Con loro condividiamo la sensazione di una sintonia profonda che trova la sua origine proprio nel riconoscerci tutte e tutti figlie e figli amati da Dio.

In questo cammino comune abbiamo colto in tutte le coppie un grande desiderio di crescere nell’amore e di impegnarsi responsabilmente nella relazione per dare modo, a sé e all’altro/a, di fiorire nella pienezza della propria persona. Abbiamo visto persone capaci di amore oblativo, nella gioia come nelle difficoltà, disposte a vivere una fedeltà fino alla morte. Non si fanno sconti nell’impegno di obbedire al comandamento di amare Dio e il prossimo, come Cristo ci ha insegnato.

I frutti

Abbiamo incontrato persone che, pur essendo state a volte allontanate dalle loro comunità o invitate al nascondimento, adesso si sentono capaci di essere testimoni della propria fede insieme agli altri credenti, non solo in gruppi ristretti o “riservati”. Perciò chiedono alla Chiesa di poter vivere autenticamente nelle loro comunità, vivendo la sequela di Gesù insieme a tutti i fratelli nella fede, facendo fiorire nel corpo di Cristo che è la Chiesa, i talenti che lo Spirito ha loro donato. Questi fratelli e sorelle chiedono un accompagnamento spirituale alla loro vita insieme, consapevoli che quanto vivono è la loro particolare risposta alla chiamata del Signore, nella certezza che la propria sete di Cristo può essere un dono prezioso da condividere con tutta la comunità credente.

Il nostro cammino con coppie di cristiani LGBT ci ha fatto toccare con mano il desiderio presente anche nelle coppie omoaffettive di esporre il proprio amore alla potenza generativa e incessantemente creatrice di Dio. E crediamo che la loro richiesta di benedizione al Signore sia segno di una disponibilità a trasformare sempre più il loro amore secondo la natura dell’amore di Cristo, salto quantico nella capacità di dono di sé. Crediamo anche che questa loro richiesta sia accolta pienamente dal Signore che, come abbiamo potuto constatare, generosamente già dona loro il suo Spirito.

Questa benedizione che il Signore certamente dà a chi lo cerca con cuore umile e sincero e lo invoca nella propria vita di amore, saprà anche trovare una modalità inclusiva e condivisa di celebrazione nella vita ecclesiale così da generare una esperienza di apertura comunitaria all’azione ricca e multiforme dello Spirito.

Una delle coppie omoaffettive sente il desiderio di ridonare alla Chiesa tutta i doni che ha ricevuto testimoniando che anche nell’amore omosessuale vissuto con pienezza, insieme ad una crescita umana, è possibile la ricerca e l’incontro con Gesù.

Il “vissuto con pienezza” che si vede in essi è la capacità di prendersi cura l’uno/a dell’altro/a, di dialogare, di avere comprensione, perdono, tenerezza, un progetto di vita in cui spendere tutti/e sé stessi/e.

Questo nella consapevolezza della dignità di questo diverso modo di amare che sa prendere parola e rendersi visibile affinché altri ne possano beneficiare.

In effetti queste coppie dicono a noi che esse possono donare alla Chiesa una fede profonda, provata nel fuoco del crogiuolo, la fede del padre Abramo che “per fede sperò contro ogni speranza”. Anche noi infatti, affermano, “siamo opera sua, creati in Cristo Gesù, per le opere buone, che Dio ha preparato per noi perché in esse camminassimo” (Ef 2,10). Per questo

chiediamo il riconoscimento pieno di questo bene che c’è, di questo buono, di questa bellezza di cui siamo portatori. Vi presentiamo alcuni loro contributi.

Testimonianze

Chiediamo di passare dalla “accoglienza” della nostra realtà al suo “riconoscimento” non per regalo o concessione ma perché questo già ci appartiene: essere considerati a pieno titolo parte del Popolo santo di Dio, sentendo che quello è il nostro posto a cui siamo chiamati.

Questo fatto di giustizia come fondamento di quell’amore scambievole che il Maestro ci ha comandato di avere. Desideriamo aiutare la Chiesa a guarire, a diventare consapevole che per secoli ha scritto parole che feriscono, che uccidono, e che ancora rimangono scritte. Non abbiamo desiderio di riscatto né tenere conti in sospeso, non vogliamo la vita acida della rivendicazione ma la vita piena della dignità. Dignità di “essere chiamati figli e figlie di Dio perché lo siamo realmente” (1 Gv 3,1). Chiediamo di essere visti come il Padre, che guarda ai nostri cuori, ci vede.

Come i discepoli sulla strada per Emmaus che non riconoscono nell’uomo che gli si affianca nel cammino il maestro ma si sentono rinfrancati dalle sue parole, come coppie di credenti LGBT abbiamo sentito la necessità ed il desiderio di essere accompagnati nella nostra vita dalla Scrittura che è il solo nutrimento, insieme all’Eucarestia, della Fede in Cristo.

Per realizzare questo nostro desiderio si è scelta la strada della condivisione di un percorso comune insieme ad altre coppie e lo strumento della cosiddetta “lettura popolare” che è un metodo che da un lato aiuta a mettere in luce lo stretto rapporto che la Parola di Dio ha con la vita quotidiana e con la realtà personale e sociale e dall’altro contribuisce alla crescita di ciascuno in umanità e fraternità. Si tratta di un approccio che vuole evitare ogni forma di lettura spiritualista, disincarnata, individualista e falsamente consolatoria della Bibbia, per promuovere, soprattutto tra i laici, il senso di corresponsabilità nei confronti della vita sociale ed ecclesiale, e la disponibilità a un impegno concreto e fattivo in processi di cambiamento della realtà coerenti con i valori cristiani, per una parola piena e vissuta concretamente nel quotidiano.

Ci siamo presi per mano e crescendo insieme abbiamo imparato ad essere noi stessi e proteggere il nostro amore dalle avversità. Le sofferenze del passato sono state spazzate via dallo stupore e dalla meraviglia degli incontri di questi anni, inaspettati ma sognati, dove l’unico comune denominatore è stato il prendersi per mano. Abbiamo ritrovato negli occhi dei nostri compagni di viaggio un po’ di noi e questo ci ha dato la forza di essere liberi. L’abbraccio dei genitori che ci accompagnano in questo cammino ci ha insegnato, attraverso la razionalità, a non avere paura.

… con fedeltà e costanza…

Un’altra delle coppie racconta di sé: “La bellezza del nostro Amore sta nel fatto che in questi 11 anni di cammino insieme abbiamo potuto sperimentare, sia singolarmente che come coppia, l’Amore di Dio per noi, attraverso la Sua Parola ma grazie anche all’incontro con persone innamorate profondamente del Signore, che ci hanno indicato la strada per essere veramente noi stessi e giungere alla nostra piena maturazione affettiva.

Due sono le tappe che contraddistinguono il nostro cammino insieme. Il Coming out con le nostre famiglie d’origine vissuto da entrambi lo stesso giorno il 12 Novembre 2021 e l’Unione Civile il 6 Agosto 2023. Nel raggiungere questi due traguardi ci siamo sentiti accompagnati e sostenuti, abbiamo potuto sperimentare quanto è bello il Nostro Amore che finalmente sta “alla luce del sole”, sia dinnanzi alle nostre famiglie, ai nostri amici e parenti e anche nei vari ambienti lavorativi e sociali in cui ci troviamo. Come coppia in questo percorso insieme abbiamo sperimentato alcuni momenti faticosi, difficili e anche di sofferenza. Ma possiamo adesso affermare che il Signore ha avuto a cuore il nostro cammino, si è preso cura di noi e non ci ha abbandonato. Il Signore si è “voltato” dalla nostra parte perché vuole che i suoi figli siano felici.

Si, abbiamo sperimentato che il Signore è capace di fare “nuove tutte le cose” e di questo non possiamo che ringraziarLo.

E come ha detto la celebrante della nostra unione civile, la dott.ssa Rossana Carmagnani: “È l’Amore che rende tutto possibile”. E noi come coppia siamo testimoni di tutto questo.

Vogliamo vivere il nostro Amore di coppia dentro la realtà della Chiesa Cattolica e vogliamo sentirci “membra vive della Chiesa” in forza del battesimo che abbiamo ricevuto fin da piccoli. Vorremmo quindi trasmettere la nostra “rinascita” a chi ancora non l’ha potuta sperimentare e comunicare la “gioia vera” che abbiamo raggiunto come coppia. Vorremmo sentirci accompagnati dalla Chiesa, che è Nostra Madre, per testimoniare la bellezza della nostra vita e portare l’Amore di Cristo ovunque Egli ci condurrà.”

… E se non ci fossimo scelti?

Un’altra coppia ancora si chiede: “Cosa sarebbe la nostra vita se rinunciassimo l’uno all’altro? Il Vangelo ci insegna che l’albero si riconosce dai frutti. Se proviamo a immaginare che questo rapporto non fosse mai nato, saremmo stati sicuramente diversi, meno capaci di crescita nei nostri

rapporti con le famiglie di origine, con il mondo del lavoro, con gli amici e con la società e la Chiesa tutta. ‘Io devo moltissimo a mio marito’ è una frase che potremmo tranquillamente dire entrambi. Nel superare le incomprensioni tra di noi, nell’ascoltare papa Francesco che suggerisce ai coniugi che litigano di fare la pace prima di addormentarsi, noi sperimentiamo la gioia di chi sta cercando di custodire una perla preziosa. A poco a poco creiamo un noi, un’entità che ingloba i nostri bisogni e le nostre volontà e che, senza sminuirci o minare le nostre individualità, ci fa al contrario esprimere pienamente in una scelta coniugale. La guida che riceviamo dai genitori ci prospetta questa sfida vocazionale e ci incoraggia a percorrerla. Alla nostra unione civile abbiamo scelto il segno della lavanda dei piedi: come Gesù nell’ultima cena, come il vescovo nella sua cattedrale, ci siamo lavati i piedi a vicenda e così abbiamo promesso che vogliamo imparare a obbedirci reciprocamente, a prenderci cura l’un l’altro, a sentirci famiglia. Anche l’intimità tra noi significa e attualizza la nostra libera decisione di essere una cosa sola. In un certo senso, la nostra intimità celebra il nostro amore, un amore che non è capriccio ma percorso di fede, carità e vino nuovo. Capriccio, semmai, sarebbe tornare indietro, tornare adolescenti, senza aver scelto niente, senza mai essere usciti verso la terra promessa”.

Sia io che mio marito troviamo molto bello sentire raccontare del vissuto delle altre coppie: spesso ci riconosciamo in avvenimenti simili o scopriamo potenziali problemi con cui potremmo avere a che fare.

Conclusioni

Il percorso, si diceva, è partito in presenza in un fine settimana del settembre scorso ed è poi proseguito con gli appuntamenti mensili tramite videochiamate di gruppo sdoppiate tra il sabato e la domenica per dare a tutti i partecipanti la possibilità di intervenire portando il proprio vissuto; di tappa in tappa il gruppo è cresciuto fino alle attuali tre coppie di genitori e quattordici coppie LGBT e, per rinsaldare le conoscenze reciproche, c’è stato un recente incontro fine settimanale in presenza.

Con quattro delle coppie avevamo nell’inverno-primavera 2018-19 già condiviso il “Percorso di crescita per coppie LGBT” e, conosciute allora, le abbiamo poi con gioia viste unite civilmente (anche noi ci siamo uniti nel 2020) ed è bello continuare a sentirsi e vedersi “crescere”.

Altro aspetto importante per noi è avere nell’appuntamento mensile di lettura popolare un momento religioso di coppia oltre alla consueta partecipazione alla Messa domenicale (perché la preghiera personale è rimasta tale).

Non si può negare l’eccezionalità dei due percorsi finora vissuti: anche le altre coppie rimarcano l’assenza di percorsi di coppia nelle singole diocesi o regioni; tale situazione potrebbe essere per il percepirsi minoranza sia cattolica sia LGBT.

È altresì vero che ogni coppia ha bisogno di propri tempi e spazi già ritagliati dagli impegni lavorativi per cui le risorse dedicabili a una pastorale non sarebbero molte, ma la conoscenza della presenza di coppie cattoliche LGBT potrebbe arricchire la visione d’insieme della Chiesa particolarmente in questo periodo sinodale.