Contro tutte le esclusioni desideriamo insieme abbattere questi muri

Intervento di suor Stefania Baldini* tenuto all’incontro-confronto “Le strade dell’amore. Cura pastorale e giustizia sociale per le persone omosessuali e transessuali” (Firenze, 8 novembre 2015)

A volte mi capita di provare a  elencare dentro di me tutti i casi di esclusione che vedo, che so, e mi rendo conto che è quasi impossibile individuarli tutti. Lo so bene che alcuni sono più gravi di altri perché i poteri sia civili che religiosi non si prendono cura delle persone, quando addirittura non emanano leggi repressive contro di esse, ma per chi subisce l’esclusione la difficoltà di mantenere la serenità, la capacità di non lasciarsi ferire troppo dall’altro è ugualmente faticosa. Allora mi accorgo che anche se si cerca di maturare dentro di noi la consapevolezza, si è sempre inadeguati e spesso siamo assenti dai luoghi in cui le ferite si moltiplicano e dove c’è bisogno di amicizia/presenza vera. In questi giorni pensavo molto a come davvero portare dentro i problemi degli altri, a come camminare accanto a chi è stanco e mi si è imposta , come inchiodata nel pensiero e nel cuore l’urgenza di coltivare il desiderio. Un desiderio forte e coinvolgente, che mi spinga a desiderare che ogni persona che incontro, che mi passa vicino, sia felice e bella. (armonica perché riconciliata).

E’ un po’ folle forse quello che penso, ma mi sembra che Gesù  Cristo viva di desiderio infinito e il suo sguardo evochi in modo irresistibile il desiderio nascosto, l’attesa inespressa delle creature che incontra. Poi le lascia andare. I suoi figli lui non li trattiene, Ma non ha trattenuto niente della sua capacità di amore.

E a  provocare in Gesù il miracolo non è solo colui che fa fatica a sostenere il peso della propria solitudine; sono anche le persone vere, le persone che si accorgono, quelle che accompagnano con dolcezza la fatica altrui che  colpiscono e commuovono Gesù. Sono quelli che accompagnano il figlio morto di una vedova Lc 7,12  (”ebbe compassione di lei”: si unisce alla molta gente) , sono quelli che fanno di tutto per portare un amico paralitico davanti a lui. Qui è esplicito: vista la loro fede  in tutti e tre i sinottici :  Mt 4,24; Mc 2,3; Lc 5,18).

Allora io credo che tutte le battaglie per la felicità e la dignità di ogni essere vivente debbano essere accompagnate sempre dal desiderio.
Desiderio che insieme continuiamo ad abbattere mura, tutte le mura e non solo quelle che ci riguardano, a evitare di restare irretiti da malinconie e delusioni;
Desiderio che ci faccia posare lo sguardo anche sugli indifferenti, su chi si chiude nel proprio mondo senza uscire fuori a incontrare;
desiderio che la bellezza conculcata, mortificata chissà come e quando, la voglia di gioire del bene di tutti affiori da terreni inariditi.

Fa paura credere questo .. Noi qualcuno lo escludiamo sempre. L’amore verso tutti ha i limiti posti dalle azioni false, insopportabili, ingiuste, a volta criminali, di uomini e donne. Il vecchio adagio di distinguere fra peccato e peccatore non funziona .. è un discorso he ci suona astratto….  Il non escludere non è buonismo .. richiede una fede e una forza che io non ho, ma  a tratti intravedo il senso profondo, insondabile, del messaggio di un Dio che dice; io sono madre/padre  per tutti. Tutte le minacce di annientamento di Dio al suo popolo sono seguite dalla carezza contenuta nella parola: ascolta, convertiti e vivrai. La durezza di Gesù verso gli ipocriti è tesa a scuotere, a fare aprire gli occhi. Qui per me entra in gioco il desiderio infinito.

Non ne vedremo gli effetti, il più delle volte,  ma non è questo il punto. Neppure Gesù, nel suo peregrinare lungo le strade, sa dove andranno coloro che ha incrociato una sola volta e ai quali ha sorriso.

 .

* Stefania Baldini è suora dal 1956 dell’Unione delle Suore Domenicane di S. Tommaso d’Aquino. Vive nel convento domenicano di Prato e collabora con la comunità delle Piagge di Firenze. Ha sottoscritto, nel settembre 2012, con i parroci fiorentini don Fabio Masi, don Alessandro Santoro, don Giacomo Stinghi e i loro parrocchiani la lettera aperta al Vescovo di Firenze “sull’accoglienza delle persone omosessuali nella chiesa”.